Orfanatrofio maschile

Tra il 1778 e il 1782 l’arcivescovo Antonio Cantoni affidò a Camillo Morigia (1743-1795) la progettazione e la costruzione di un orfanotrofio maschile nel centro cittadino: i lavori, condotti in economia, produssero un ampio e funzionale fabbricato con semplici decorazioni di gusto neoclassico, adiacente all’Ospedale di S. Maria delle Croci. L’orfanotrofio fu la prima opera civile del Morigia, eseguita sulla base di uno stabile precedente appartenuto alla famiglia Brioschi. In un secondo tempo fu aggiunto il corpo destro dello stabile, rispettando i moduli originari disegnati dal Morigia. L’edificio rappresenta uno degli spazi e dei servizi più rilevanti procurati alla città dalla cosiddetta ‘architettura delle legazioni’, che provvide a soddisfare alcuni bisogni primari in funzione dello sviluppo sociale ed economico: le sedi precedenti destinate a orfanotrofi, ora sostituite da questa struttura, si erano ormai rivelate inadeguate e insufficienti a fronte dell’alto tasso di abbandono infantile. Le misere condizioni di vita della Ravenna seicentesca e settecentesca, dovute alla povertà, alla malsana aria palustre, alla scarsità di acque potabili, determinavano infatti frequenti epidemie e carestie: l’abbandono, l’esposizione e perfino l’infanticidio erano relativamente frequenti. Le istituzioni come questa, a parziale rimedio, effettuavano perfino ammissioni forzate, attraverso la cattura di bambini di strada condotti nell’orfanotrofio.

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