Palazzo Rasponi, poi Bellenghi

Ampio e possente palazzo, originariamente una casa-fortezza trecentesca (‘torre di S. Francesco’ o ‘casa del Cantone’) dalla quale i Rasponi vissero al riparo dalle frequenti lotte cittadine. Occupata dalle truppe veneziane durante la loro seconda permanenza a Ravenna, fu restituita nel 1534 a Giovanna Fabbri, vedova di Teseo detto ‘Raspone’, capostipite di uno dei rami principali della famiglia, e parzialmente ricostruita a partire dal 1541, con il benestare del Governatore di Romagna e futuro papa Giulio III. Il figlio Cesare proseguì i lavori avviati dalla madre e diede all’edificio l’aspetto definitivo, ancora visibile, di imponente fortilizio. Nel 1547 la dimora, detta ormai Domus magna, fu divisa tra i figli di Teseo e Giovanna e, in seguito, passò più volte di mano tra i membri della famiglia. A partire dal 1658 i Rasponi, che qui abitavano, si trasferirono nel palazzo oggi noto come Rasponi Murat: la Domus magna fu dunque data in affitto a privati e destinata, nei secoli XVII e XVIII, a sede dell’osteria della Corona. Nel 1797 il palazzo fu venduto e frazionato tra diversi proprietari. Nell’Ottocento due di questi, Giovanni Boni e Giuseppe Bellenghi, incuranti dei divieti della Commissione comunale, provvidero a modificare e demolire arbitrariamente diverse parti, tra cui una torre merlata verosimilmente cinquecentesca. Nel 1877 nel palazzo fu appunto aperta la celebre ed elegante drogheria Bellenghi, che rimase in attività fino al 1975. Da quell’anno l’edificio ospita, al piano terreno, un noto ristorante ed enoteca romagnola e, ai piani superiori, il Circolo Ravennate e dei Forestieri.

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