San Giovanni Evangelista

Edificata attorno al 424 per volontà dell’augusta e reggente Galla Placidia, come ex voto per uno scampato naufragio di lei e della sua famiglia, come era rappresentato in un mosaico nell’abside ora perduto, ma di cui esiste una copia in un codice del XIV° sec nella biblioteca Classense, la chiesa si presentava originariamente più corta, scandita da tre navate con colonne in marmo proconnesio e capitelli corinzi di reimpiego (tra le poche parti originarie ancora osservabili). L’edificio è stato allungato già in antico con l’inglobamento del primitivo nartece, che ha donato alla chiesa le attuali proporzioni. Successive modifiche hanno riguardato l’aggiunta del campanile (IX-X secolo) e di un primo monastero adiacente al lato sud (menzionato in documenti del 955), nonché continui innalzamenti del piano pavimentale per contrastare il fenomeno della subsidenza, accompagnati da nuove decorazioni pavimentali musive almeno fino al XIII secolo. Nel 1316 un consistente lascito testamentario da parte di Lamberto da Polenta ai benedettini di S. Giovanni Evangelista permise la costruzione dello scomparso quadriportico antistante, del pregevole portale marmoreo gotico, oggi restaurato e visibile di fronte all’ingresso, e della cappella trecentesca, nella cui volta rimangono affreschi attribuibili alla scuola giottesca di Pietro da Rimini. Nel 1334 fu applicato alla chiesa un soffitto ligneo a capriate dipinte, oggi scomparso. Nei secoli seguenti si sono succeduti ulteriori rimaneggiamenti, attribuiti all’abate Teseo Aldrovandi (XVI secolo) e a don Gaspare Ghirardini nel 1747 (interventi esterni e completo rifacimento di gusto barocco degli interni, con elaborate decorazioni a stucco), e la risistemazione ad opera dei canonici regolari di S. Salvatore nel 1821-26, quando il monastero adiacente fu convertito in ospedale civile dall’arcivescovo Antonio Codronchi. I restauri del 1921 eseguiti in concomitanza con la celebrazione del centenario dantesco hanno liberato la chiesa di tutte le sovrastrutture barocche allo scopo di riportare l’edificio a un aspetto simile, nelle intenzioni dei restauratori, a quello originario, anche se privo dei marmi e degli splendidi mosaici che l’adornavano. I gravissimi danni subiti in occasione di un bombardamento inglese durante la seconda Guerra mondiale comportarono la distruzione di oltre metà della chiesa: scongiurato il rischio di una demolizione, attraverso le ricostruzioni degli anni Cinquanta si è giunti all’edificio attuale. All’interno sono conservati importanti lacerti musivi medievali appartenuti alle varie pavimentazioni della chiesa, e in particolare il pavimento del 1213 ritrovato a m. 1,75 sotto l’attuale e rappresentante animali fantastici, ornati e alcuni episodi della quarta crociata, mentre nulla rimane della decorazione absidale, le cui ultime tracce sono state rimosse nel 1568 dall’abate Teseo Aldrovandi. Particolarmente dibattuta (e irrisolta) la questione relativa all’originaria struttura dell’abside, che mostra attualmente tre finestre murate sovrastate da una teoria di sette aperture separate da colonnine.

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