Santa Eufemia

La chiesa originaria di S. Eufemia fu, secondo la tradizione, la prima in assoluto a Ravenna e nell’intera Cispadania. Qui Sant’Apollinare, discepolo di san Pietro e fondatore della Chiesa ravennate, avrebbe originariamente amministrato i sacramenti e deposto le reliquie di Eufemia di Calcedonia, recuperate da Aquileia. Tuttavia, le fonti registrano almeno altri tre edifici sacri nel Ravennate, oggi tutti scomparsi, dedicati a Eufemia: l‘identificazione del sito, dunque, è dubbia, nonostante la scritta commemorativa apposta nel XVIII secolo nella sagrestia: Coepit his Fides ravennatium (‘Qui cominciò la Fede dei ravennati’). Fonti letterarie e saggi archeologici mostrano che si trattava in origine di un edificio a tre navate. La chiesa attuale, costruita tra 1742 e 1747 sule fondamenta dell’antica, fu progettato da Gianfrancesco Buonamici, già architetto del Duomo. La pala dell’altare principale, commissionata nel 1686 in occasione del rinvenimento delle reliquie di S.Eufemia e di S.Agata, è del bolognese Antonio Burrini. Tele settecentesche di Giovanni Barbiani e Giovanni Capaci ornano le cappelle laterali e la sagrestia. Dalla chiesa, ora sconsacrata, si accede alla visita della “Domus dei Tappeti di pietra” rinvenuta nel 1990 in una area confinante e in parte anche sotto di essa a circa tre metri di profondità. Si tratta una necropoli altomedievale e delle fondamenta di una ricca domus privata del V-VI-VII secolo, dotata di una ricchissima pavimentazione musiva, musealizzati e visitabili con ingresso dalla stessa chiesa.

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