Monte di Pietà
Il Monte di pietà di Ravenna, uno dei primi in Italia, fu istituito dall’arcivescovo Filasio Roverella grazie alla predicazione del frate Bernardino da Feltre (1439-94). Lo scopo dell’istituto era inizialmente quello di contrastare il monopolio e gli alti tassi d’interesse (dal 30 al 40%) dei banchi di pegno ebraici, appoggiati dal doge veneziano Agostino Barbarigo. Il Monte fu aperto nel 1491-42, in occasione della violenta cacciata degli ebrei dalla città: amministrato da un Maggior Consiglio e da un Massaro, l’istituto, il cui capitale era formato da donazioni e libere contribuzioni, forniva prestiti per importi limitati a interessi contenuti e accoglieva depositi senza interesse. Il rapido consolidamento del Monte, nonostante i vari scandali insorti, portò a un sempre maggiore radicamento negli affari cittadini e nel finanziamento delle attività locali. Saccheggiato, gravemente danneggiato e momentaneamente chiuso in occasione dell’occupazione napoleonica (1796), durante l’Ottocento il Monte subì vicissitudini e importanti modifiche organizzative e gestionali, fino alla trasformazione da Opera pia ad Azienda di credito nel 1938, quando divenne Banca del Monte. La sede del Monte non è mai cambiata. Dell’edificio originario, comunque, rimangono solo tracce: l’architrave sul portale d’accesso, alcuni soffitti lignei interni, pitture e ritratti. Gli affreschi rinascimentali della facciata, ipoteticamente attribuiti a Niccolò Rondinelli, sono completamente scomparsi.
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