Muro di Droctulf o Drogdone

Una complessa tradizione letteraria attesta che in quest’area esisteva, un tempo, l’episcopio (palazzo vescovile) ariano, fatto costruire da re Teoderico tra il 493 e 526 d.C. nei pressi della cattedrale¬ e del battistero ariani. Il complesso, modificato già dopo la conquista bizantina di Ravenna (540), subì numerosi interventi nel corso dei secoli: ne ha fatto le spese soprattutto il palazzo del vescovo, oggi scomparso. Questo muro, il cui aspetto attuale è frutto di una lunga serie di rimaneggiamenti, potrebbe rappresentarne gli scarni resti. La tradizione vuole che, già nel tardo VI secolo, il palazzo ariano fosse stato destinato a diversi usi: celebre è un passo di Andrea Agnello (IX secolo) ¬che ricorda come una parte fosse divenuta dimora del guerriero germanico Droctulf (italianizzato in Drogdone e così chiamato dai ravennati), un personaggio al limite tra storia e leggenda, che divenne benemerito della città quando scelse di combattere contro la sua stessa gente in difesa di Ravenna. Di lui scrissero Croce e Borges, affascinati dalla figura del ‘barbaro convertito’. Nell’XI secolo il muro delimitava i chiostri del monastero, facente capo alla chiesa dello Spirito Santo, che si estendeva fino all’attuale via Diaz e che, per secoli, rivestì un ruolo importante in città, finché fu soppresso e poi venduto e convertito in hotel di lusso nell’Ottocento. Dopo che l’area dell’hotel fu rasa al suolo dai bombardamenti nel 1944 il muro, sopravvissuto ad essi, fu in parte demolito per dar spazio all’entrata posteriore dei nuovi edifici moderni sorti in via Diaz. Oggi i pochi resti di quel ‘muro di Droctulf’ delimitano un lato di una piazza che, anticamente, fu uno dei siti storicamente e culturalmente più rilevanti della città, e che a tutt’oggi, nonostante le ferite infertegli, ne costituisce uno degli angoli più caratteristici ed affascinanti.

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