Palazzo Prandi

L’ampio e caratteristico portale in sasso d’Istria, sul cui arco sono visibili i rilievi della conchiglia e dei mascheroni, colpisce lo spettatore rispetto alla semplicità della liscia facciata. Il portale, come pure l’atrio e lo scalone interni, sono sovradimensionati rispetto al resto dell’edificio: probabilmente, il progetto originario era più ampio. E’ possibile, infatti, che il corpo laterale, più basso, fosse quantomeno destinato a essere sopraelevato quanto quello principale a due piani. Il cortile interno, sul quale affacciano fabbricati più recenti, è collegato a un orto settecentesco e conserva un’edicoletta dello stesso periodo. Il secondo androne, tra cortile e orto, è sormontato da una torretta con trifora. L’illustre famiglia lombarda dei Prandi è attestata a Ravenna sin dal XII secolo. Quando nel 1763 la casata si estinse, per volontà dell’ultimo membro il palazzo e il patrimonio furono donati, in seguito a un’estrazione a sorte, al nobile decaduto Giuseppe Maioli, la cui famiglia pure si estinse nel giro di pochi decenni. Venduta a nuovi proprietari nel corso dell’Ottocento, la dimora fu progressivamente impoverita e risistemata in modi arbitrari, fino ai recenti restauri operati dai proprietari nella seconda metà del XX secolo, mirati a ripristinare un aspetto più vicino a quello originario.

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