Palazzo Baronio-Pallavicini

Costruito a partire dal 1744 da Domenico Barbiani per conto della famiglia Guiccioli, questo grande palazzo a tre piani è uno dei più imponenti di Ravenna. Intorno al corpo principale si aprono due ali laterali rientranti, a due piani. L’atrio conserva il pavimento originario, nei cui mattoni disposti a spina di pesce sono ricavate le due guide per le ruote delle carrozze. Il palazzo è dotato di un ampio cortile interno e di una piccola cappella privata barocca. La torre in angolo è frutto della ricostruzione di una struttura preesistente, inglobata dal progetto del Barbiani. La pianta irregolare e la scansione peculiare della facciata del palazzo, in stile barocco scandito da elementi plastici, balconi e due portali in pietra d’Istria, sono dovute all’originario andamento della strada antistante, leggermente curva. Le imponenti scale danno accesso ai numerosi e ampi vani interni, quattro dei quali sono decorati a soggetti mitologici da una scuola faentina, forse quella di Felice Giani (1758-1823), il cui lavoro non è, tuttavia, documentato nel palazzo. Gli esterni mantengono l’originario colore rosso mattone, caratteristico dei palazzi ravennati del periodo. I Guiccioli avevano acquisito rapidamente potere e ricchezza a Ravenna ma, altrettanto rapidamente, avevano dilapidato la loro fortuna. Sommersa dai debiti, la famiglia mise in vendita il palazzo che, nel 1788, fu acquistato dai Baronio, famiglia di nuova nobiltà arricchitasi, specie nel periodo post-napoleonico, grazie all’attività bancaria, alla compravendita di immobili, e al matrimonio di uno dei membri con una Rasponi Bonanzi.

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