Palazzo della Provincia

1925-1928

L’attuale palazzo, affacciato su piazza San Francesco nella cosiddetta ‘zona dantesca’, sorge sulle murature di una residenza seicentesca appartenuta ai conti Testi Rasponi nota, in particolare, come dimora di Cristino Rasponi (1776-1845). Tale edificio vantava affreschi, oggi perduti, eseguiti dal faentino Felice Giani (1758-1823). Verso la fine del XIX secolo il palazzo fu venduto e trasformato nell’Hotel Byron. Fu poi acquistato, con Nullo Baldini, dal Partito Socialista Italiano nel 1918 e incendiato dalle squadre fasciste nel 1922 in quanto divenuto, nel frattempo, sede della Federazione delle Cooperative.

Al 1925 risale il progetto di ricostruzione, affidato a Giulio Ulisse Arata, noto architetto attivo a Milano, Napoli, Roma, Bologna, formatosi in seno al movimento liberty. L’edificio disegnato da Arata, che soddisfa l’esigenza di un’armonizzazione con la chiesa di san Francesco e gli stabili adiacenti, presenta elementi stilistici ‘neoromantici’ misti a richiami all’edilizia altomedievale e bizantina, estesi anche agli ambienti interni con risultati di notevole effetto estetico. Ultimata la ricostruzione nel 1928, la struttura venne destinata a sede della Provincia.

Si ricorda la presenza, entro il gradevole giardino interno, della cosiddetta ‘cripta Rasponi’. L’ambiente ipogeo, collocato nella base di una torretta di gusto neogotico (XIX secolo), è in realtà una cappella gentilizia risalente al tardo XVIII secolo, non utilizzata per le sepolture, pertinente alle poche murature superstiti dell’originale palazzo Rasponi. Vi è conservato un pavimento ottenuto dalla giustapposizione di lacerti musivi paleocristiani (VI secolo) provenienti dalla scomparsa chiesa di san Severo a Classe. Sulle terrazze affacciate su piazza S. Francesco vi è un giardino pensile risalente al 1839, dal quale, tramite l’arcone di collegamento che scavalca via Antonio Santi, era possibile accedere a scuderie e magazzini.

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