Palazzo Lovatelli Dal Corno

Il palazzo Lovatelli dal Corno sorge di fronte a un secondo palazzo, il Lovatelli poi Brandolini, costruito nella stessa strada. La dimora del ramo Dal Corno è dotata di due vasti corpi, ciascuno con un atrio, disposti parallelamente sui due lati di un vasto cortile-giardino interno settecentesco; la facciata principale è su via Mazzini, mentre nel corpo sul retro in via Baccarini, si apre l’accesso delle carrozze. L’imponente dimora seicentesca fu risistemata verso la fine del settecento, mentre le originali dipendenze del palazzo, organizzate sui lati restanti del cortile, sono state ampiamente trasformate e parcellizzate negli anni successivi. Ippolito Lovatelli, grande mecenate, bibliofilo e marito di Maria Francesca Dal Corno, fece risistemare gli interni da Camillo Morigia nel tardo Settecento e vi raccolse una vasta collezione di oggetti d’arte e beni librari. Il progetto del Morigia per il rifacimento della facciata non fu attuato. L’originario salone al primo piano è stato poi ribassato e riallestito, mentre la galleria e gli altri vani del piano nobile conservano i soffitti originali. Lo stemma della famiglia, il colombo, si ritrova nell’atrio principale: anticamente, difatti, i Lovatelli si chiamavano Colombi. Attestati sin dall’XI secolo a Ravenna, acquisirono grande potere soprattutto dal XVI secolo, quando si divisero nei due rami. Dopo secoli di potere in ogni ambito pubblico, all’inizio del XX secolo il ramo dei Lovatelli Dal Corno, ormai già in piena decadenza, aveva perduto completamente le grandi ricchezze e il prestigio passati. Le ricche collezioni, gli arredi, i cimeli e la vastissima biblioteca di famiglia (circa 5.000 volumi) che il palazzo conservava furono smembrate, vendute e per la maggior parte disperse. L’ultima dei Lovatelli Dal Corno vendette nel 1938 il palazzo alle suore Tavelle, congregazione fondata da Andreana Tavelli nel 1582. Le religiose spostarono qui il proprio Istituto ravennate e risistemarono o restaurarono progressivamente il palazzo.

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